Lettera per l’inizio dell’anno pastorale 2023-2024

“Amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri”

1 Pt, 22b

Carissimi fratelli e sorelle,

in questo nuovo anno pastorale, ci ritroviamo come una comunità unita, pronta ad affrontare le sfide che la vita ci pone di fronte; ancora una volta, in un momento storico che richiede da parte nostra un amore profondo e sincero gli uni per gli altri. Questo richiamo all’amore fraterno è una costante nel messaggio cristiano, ed è stato espresso in modo chiaro anche da San Pietro Apostolo, il nostro patrono. Ecco perchè l’espressione petrina “Amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri” posta a titolo di questa lettera, diventa un obiettivo spirituale e umano da raggiungere e sui cui lavorare tutti, indistintamente, sia ad intra che ad extra. Nelle nostre relazioni interpersonali, tra i collaboratori, ma soprattutto con e tra il popolo santo di Dio.

La bellezza di un amore fecondo, che apprezza, che gareggia nella stima reciproca, che non si vanta, è incipit del Regno di Dio (cf. Rm 10,12). Un amore possibile, aggiunge San Pietro, sia per l’obbedienza alla verità, che viene da un sapiente discernimento dello Spirito, sia perchè rigenerato dalla Parola di Dio. «L’amore è da Dio», scrive san Giovanni (1 Gv 4,7), per questo sarà possibile ritrovare i fratelli ricentrando tutto, ogni giorno, sull’incontro personale e sempre più autentico con il Signore, nella preghiera personale e nel sacramento della confessione.

“É possibile: lo voglio!”, questo motto possa ritornare spesso nella nostra mente. Oltre, infatti, alla grazia di Dio, che sarà innegabile e generosa, c’è bisogno della nostra fede e della nostra volontà, perchè si compia questa parola.

Alcuni spunti pastorali

Con questi presupposti vi presento alcuni spunti da vivere in questo anno, condivisi abbondantemente con i consigli parrocchiali e i vari collaboratori: non sono da prendere come programmi di lavoro, ma come mete che puntano ad imparare ad amarci come membra dello stesso corpo, al servizio l’una dell’altra:

  1. Innanzitutto è da riscoprire la Chiesa come il corpo di Cristo unito al suo Capo, in modo tale che quando celebreremo i santi misteri non vivremo il sacramento in modo privato, intimistico o sentimentale, ma come una comunità che vive il rendimento di grazie per un amore già sperimentato nelle relazioni tra noi. Le azioni liturgiche sono celebrazioni della Chiesa, segno dell’ unità già vissuta nello Spirito Santo e confermata nel sacramento. Questo principio è fondamentale per la nostra spiritualità e ci aiuta a definire la nostra identità come comunità.
  2. Incoraggio quindi tutti a vivere in particolare l’Eucaristia domenicale e la Liturgia con dignità, evitando fretta e superficialità. Sapendo che le celebrazioni dovrebbero essere preparate e partecipate con cura e sobrietà, senza improvvisazioni o distrazioni, per aiutare tutti ad entrare in questa dinamica d’amore e di servizio reciproco; solo se possiamo servire qualcuno diverso da noi stessi possiamo dirci liberi, possiamo imparare ad amare.
  3. In questo nuovo anno, è evidente a tutti la necessità di dedicare tempo ed energie ai giovani. Dobbiamo annunciare loro il Vangelo e sostenerne il percorso di crescita umana e spirituale, affiancando coraggioramente le loro famiglie. Per questo motivo, stiamo cercando di riavviare il nostro oratorio parrocchiale come luogo in cui genitori, educatori, catechisti ed esperti possano dedicarsi a tempo pieno al bene dei giovani e non solo. L’evangelizzazione e la carità devono andare di pari passo in questo sforzo.
  4. Per l’attenzione speciale in questo anno ai giovani e alle loro famiglie, ci ispireremo alla figura di don Bosco, un sacerdote che in maniera straordinaria ha saputo educare, guidare, sostenere i ragazzi di strada verso una formazione basata sui principi cristiani. Il suo “metodo preventivo” potrà diventare il nostro stile. La nostra passione educativa si ravvivi perchè ispirata a don Bosco: le nuove generazioni hanno bisogno di trovare punti di riferimento chiari e validi. A tutti noi, ai genitori, agli insegnanti, ai catechisti il monito quindi «ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore .. e studiate di farvi amare» (Dalle Lettere di San Giovanni Bosco, Epistolario, Torino, 1959).
  5. In questo tempo di crisi, inoltre, in cui il mondo può essere molto attraente e il desiderio di divertirsi sembra ossessivo, dobbiamo anche riscoprire il valore spirituale del sacerdozio ministeriale, che è lontano dall’essere “funzionari del sacro”. Attraverso esperienze di spiritualità, preghiera, formazione e cura dell’anima, che arrecano vera gioia e pace, possiamo sentirci tutti in cammino, come se fosse la nostra prima volta, il nostro primo giorno. Invito tutti, quindi, ad accostarsi particolarmente al sacramento della confessione e\o ai colloqui spirituali: la differenza fondamentale consiste nel fatto che la confessione con il perdono dei peccati da parte di un sacerdote è un sacramento che opera ciò che dice per l’azione dello Spirito Santo, a prescindere dalle qualità umane del ministro. La direzione spirituale, invece, è una forma di aiuto, di guida, di consiglio per discernere la volontà di Dio nella propria vita e crescere nella pratica della vita cristiana.
  6. Infine, a sostegno del cammino, si offrirà a tutti una formazione integrale, nei vari percorsi per i collaboratori e per la comunità, così da saper sempre dare senso e ragione della nostra fede. Anche le occasioni di forte o ordinaria spiritualità, sono da privileggiare, perchè sostengono in noi la presenza viva del Signore che ogni giorno passa nella vita di ciascuno e della comunità.

Noi parte di una Chiesa universale

Tuttavia, per realizzare quanto sopra, dobbiamo creare un coro del “noi”, testimoniando e annunciando il presente della comunità con fedeltà, franchezza e freschezza. La comunione richiede che ascoltiamo questa pluralità di voci che ci riconducono alla Sorgente. La gioia diventa il frutto maturo della nostra comunione. Dobbiamo riflettere su quanto siamo consapevoli del nostro ruolo in questo “coro” ecclesiale. Non dobbiamo chiuderci in modo inopportuno ma rimanere radicati nell’humus profondo della nostra esperienza di fede. Gli operatori pastorali devono prendere sul serio questo interrogativo per evitare che il servizio ecclesiale diventi efficiente ma privo di significato.

Anche il Sinodo sta indirizzando in questo senso la chiesa, così il papa nel suo discorso di apertura: «Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunione, partecipazione, missione. Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5)».

In questo filone di comunione, una visione più allargata e mondiale ci riporta subito nel pensiero ad accogliere l’invito del papa nella Laudate Deum (69) ad un impegno costante e condiviso alla custodia del creato, a partire dalle nostre piccole azioni quotidiane con scelte ecologiche: “Invito ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo, perché il nostro impegno ha a che fare con la dignità personale e con i grandi valori.” 

In affidamento alla Vergine Maria

Cominciamo questo nuovo anno con cuore aperto e rinnovato impegno, nella certezza che la grazia di Dio e il nostro amore fraterno, potremo affrontare qualsiasi sfida che la vita ci porrà davanti. Durante l’incontro a Montevergine del 24 Ottobre, infatti, ciascuno di noi ha sentito la necessità di assumere un impegno personale e collettivo. Quest’anno, siamo chiamati a prendere lo stesso impegno che abbiamo condiviso con le suore di Maria Ausiliatrice: “Con Don Bosco, io ci sto!” Questa promessa non è solo un semplice slogan, ma un richiamo profondo a vivere secondo i principi e l’amore il santo torinese ci ha trasmesso. Con questo impegno, ci uniamo a una lunga tradizione di educazione e amore verso i giovani, e rafforziamo il nostro impegno a promuovere l’amorevolezza tra di noi e verso i giovani. Riconosciamo che il nostro futuro dipende da come coltiviamo il presente, ispirandoci alla testimonianza di Don Bosco.

Questo messaggio si rivolge a tutta la comunità, a famiglie, anziani, ammalati e giovani: tutti accogliamo l’esortazione paolina a rivestirci degli stessi sentimenti che erano in Cristo Gesù. Dobbiamo lasciare da parte l’uomo vecchio e abbracciare la creatività nei percorsi dei nostri gruppi, portando in essi e nella vita di ogni giorno la bellezza al messaggio cristiano. «Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza» (Col 3,12).

Seguiranno poi nei prossimi giorni le informative per i singoli percorsi man mano che iniziano. Nella sincera gratitudine e zelo,per dare carne al vangelo, con e come Maria, saremo capaci di innestare il “Verbo” nella concretezza e immediatezza della quotidianetà.

“Con Don Bosco, io ci sto! Noi ci s(ti)amo!”

Con affetto e preghiere,

Don Daniele

CF 90000380643